Non si può fare a meno di guardare con interesse e stupore a questo Gesù che chiede che gli portino un denaro, cioè una moneta romana, e dice: “Voglio vederlo”. Si esprime come se non avesse mai visto questo oggetto del desiderio, il bene materiale che tutti vogliono per sé: Cesare, cioè il potente di turno, e i suoi sudditi, cioè resto dell’umanità. In questa comune ricerca del possesso si diventa tutti uguali, accomunati da una paura di perdere che impoverisce tutti. Gesù ha un’altra fame, un’altra avidità: va in cerca di cuori, di anime, di libertà. Va in cerca di uomini. E non per metterli nel suo forziere, ma per liberarli e averli presso di sé come interlocutori veri, come amici, come fratelli, come membri della sua stessa famiglia. Cesare vuole indietro la stessa moneta che ha coniato per affermare il proprio potere; Dio vuole con sé l’uomo dove ha impresso la sua impronta preziosissima. Cesare ha solo il potere della morte, il Signore ha il potere della vita. Cesare offre solo ordine e impone paura e obbedienza; Dio offre gioia e pienezza. Si può scegliere? Si, si può scegliere: essere di Cesare significa appartenere al mondo, parteciparvi con una convinzione che può portare a perdersi; essere di Dio significa partecipare al potere di Dio sul mondo. Cesare conta i suoi beni e misura continuamente quelli dei suoi sudditi (in Luca tutto comincia con un censimento…), Dio dà senza misura beni che non si possono comprare perché non hanno prezzo.
E’ bello notare che i nemici di Gesù rimangono ammirati dalla sua celebre risposta: intuiscono, almeno per un momento, che gli sta a cuore anche la loro libertà e felicità. D’altra parte, Gesù si augura certamente che una politica migliore: la passione per la vita può contagiare anche il potere!.
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